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La battaglia dei lunghi carrelli 2

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Parte 2 TRASPORTO, RIFORNIMENTI TERRESTRI E RAPPORTO DEBRIEFING

Mentre l’adrenalina scorre ancora nelle vene, volgo lo sguardo intorno e mi accorgo che molti compagni d’armi, sono alle prese con il problema del carico e smistamento materiali del bottino di guerra; la battaglia è finita ma la missione non è conclusa.
In questi momenti il pericolo più grosso è il calo di tensione.
Poco distante un Signore oltre la 60ina, in tuta Dolce e Gabbana, con orologio d’oro King size, occhiali a specchio e capello lungo brizzolato, cerca l’impresa impossibile: caricare due carrelli di derrate alimentari dentro una Porsche Carrera 4, dove 4 sta per le ruote motrici, non per i posti.
Una Kia carnival 7 posti, carica all’inverosimile, passa lenta, sembra uno slow motion, dal finestrino del conducente si vede chiaramente il viso di una bella Signora, sicuramente una Mamma con Famiglia numerosa, che rivolge uno sguardo di disprezzo al “falso giovane” che non porterà a termine la sua missione per aver preferito un’auto da “rimorchio” ad un’auto CON rimorchio. A casa lo aspetterà sicuramente la tipa, max 30enne che lo cazzierà sonoramente per aver dovuto rinunciare a quei prodotti light che tanto le piacevano e addio al gioco serale del paziente e l’infermiera.
Mi riprendo da questo attimo di distrazione e guardo il mio carrello traboccante ma ben diviso, 5 borse per me e una borsa bella piena per mia Suocera, passo alle operazioni di carico.
Ancora una volta mi sento osservato e individuo un ragazzetto che in piedi, vicino alla sua Audi A3, mi guarda, guarda il mio enorme carrello e la mia SMART 2 posti con ironia. Stai a vedere pivello.
Apro il portello posteriore, sgancio il telino, mi porto sul lato passeggero e slitto il sedile tutto avanti, a fine corsa, poi faccio lo stesso con quello del conducente, pazienza, guiderò con la faccia attaccata al parabrezza.
Dispongo i materiali, infilandoli per dimensione e forma, le cose fragili per prime, mi sento il Campione del mondo di Tetris, posiziono la borsa della Suocera sul sedile passeggero usando la cintura di sicurezza, riuscendo in un impresa proibitiva ai più. Guardo il ragazzetto che mi scruta incredulo, ha un’espressione ebete, così gli mostro un dito, fate voi quale.
Ancora una volta mi guardo intorno e capisco il significato di “È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago”.
Carrelli enormi, carichi da piegare le ruote, non potranno MAI entrare dentro una Twizzy o una Suzuky Ignis, men che meno se non hai pianificato alla perfezione la strategia di carico e la tipologia delle derrate. Assisto impotente ad una tragedia che non potevo prevedere: piantine di violette del pensiero schiacciate e violentate da cartoni di tavernello, plotoni di uova BIO irrimediabilmente distrutti da confezioni famiglia di passata De Rica ma il massimo dell’impreparazione lo vedo dai sacchetti biodegradabili, caricati con le taglientissime confezioni di crudo San Daniele o con pacchi di sale grosso, dilaniati, fatti a pezzi e abbandonati al loro triste destino, lungo il percorso delle scale mobili.
Salgo in auto con fatica, riesco a vedere gli specchietti e il lunotto posteriore attraverso i buchi dei Rotoloni Regina sapientemente posizionati tra le montagne di prodotti stipati, i surgelati sono alle mie spalle e toccano pericolosamente la base del mio collo, la cervicale ghiacciata potrebbe togliermi la sensibilità alle mani ma stoicamente proseguo.
Con attenzione chirurgica, attraverso una fenditura tra i ravanelli e la Levissima, infilo le chiavi nell’accensione…parte al primo colpo, afferro il cambio con la mano destra, innesto la marcia…nulla…l’auto non si muove. A stento trattengo il panico, mi concentro e mentre cerco di capire cosa può essere andato storto, mi rendo conto che non avendo tolto i guanti, avendo poca sensibilità, ho confuso il cambio con la confezione di porri di mia suocera.
Finalmente si parte, mi unisco alla lunga coda di automezzi che procedono lentamente verso l’uscita.
Mentre questa onda lenta mi trasporta, alla mia sinistra vedo un Doblò, se pur con i vetri oscurati, riesco a vedere una quantità enorme di rotoli Foxy a tre veli, profumati alla camomilla, una tale quantità di carta igienica può essere giustificata solo da uno strato sottostante, altrettanto cospicuo di prugne secche giganti della Noberasco.
Ripasso mentalmente gli ordini: dopo il saccheggio, dirigersi dalla Suocera, nome in codice THE QUEEN per l’età e la tempra degne di Elisabetta II, lasciare gli approvigionamenti senza intrattenere contatti con lei, si consiglia di evitare i posti di blocco, fanno perdere tempo prezioso e fanno scongelare i surgelati.
Mentre mi dirigo da THE QUEEN, attraverso il quartiere e ringrazio Dio per non aver ricevuto missioni in Farmacia, prese d’assalto e ormai classificate come missioni suicide, senza ritorno.
Ancora pochi minuti e ci siamo.
All’ultima curva mi trovo la strada sbarrata da una pattuglia che sta controllando i documenti di trasporto, mi fermo e abbasso il finestrino con cautela per non far cadere fuori dall’abitacolo la marmellata di sambuco e i cornetti senza sale, potrebbero costarmi i gradi e una Corte marziale.
Sento una voce: “Chi siete? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate? Un fiorino!
Un uomo in divisa si abbassa verso di me, lo guardo negli occhi mentre lentamente riesco a raggiungere l’autocertificazione, ho l’impressione di cogliere uno sguardo compassionevole e infatti mi fa un cenno con la mano e prima che io posa allungargli il foglio mi dice: passi pure.
Finalmente raggiungo la meta, devo salire al secondo piano, non uso l’ascensore perché batteriologicamente pericoloso…due piani a piedi con borsone della spesa sono nulla per un Navy Seal ma le sei bottiglie di Levissima sono una zavorra che lascia il segno. Un inquilino armato di binocolo mi intercetta all’ultima rampa urlandomi: devi stare a casa untore! Questi sono i più pericolosi, LE VEDETTE, vivono tra le tende e le persiane, acquattati tutto il giorno a scrutare l’orizzonte e registrare ogni minimo movimento, i più armati riescono a scattare fotografie immediatamente condivise sulla rete e scatenano le paure e la rabbia cieca del popolo. Gli mostro la spesa e gli dico che la sto consegnando a THE QUEEN, si inchina in segno di rispetto e capisco che THE QUEEN ha mantenuto il Comando del palazzo saldamente nelle sue mani e il rispetto per lei è immutato anche in questo frangente, non solo nelle riunioni di condominio.
Ecco, ci siamo, dispongo le derrate davanti alla porta, suono il campanello e indietreggio verso la porta delle scale…una voce risponde: Sei tu Gussy ?
Certo, a rapporto !!! mentre si apre la porta io mi defilo sul pianerottolo delle scale, fuori portata, saluto con voce ferma: Ciao Laura ti ho preso tutto spero, la parola spero tradisce una mia incertezza.
“Ora porto dentro e controllo”…queste parole, specialmente “CONTROLLO” mi crea ansia.
Risalgo in macchina e mentre rientro alla base per la sanificazione e il debriefing, la mente si affolla di pensieri.
Dovete sapere che mia suocera, dopo 35 anni del mio matrimonio, un giorno che eravamo soli, dopo uno dei suoi monologhi più brevi, dove io potevo solo annuire con dei versi monosillabici, mi disse: “sai, ti avevo giudicato male”. Non ho ancora capito se era un complimento o una minaccia.
Mi riprendo da questi pensieri alla vista del cancello di ingresso della base, ad accogliermi, dietro il vetro i cani festosi ma prima devo affrontare la sanificazione.
Mi svesto, cambio le scarpe, butto i guanti e deposito la mascherina nel contenitore per il lavaggio, mi dirigo in bagno per lavarmi le mani, il viso e tutto ciò che potrebbe essere pericoloso, poi passo al gel che uso su ogni oggetto e superficie.
Finalmente alla base, faccio un grande respiro e mi siedo in attesa del DEBRIEFING.
Mentre vengono spuntati, uno ad uno, gli obiettivi della missione, uno squillo mi fa sobbalzare, risponde mia Moglie: “Ciao Mamma”
ODDIO penso, sono fottuto, se ho sbagliato qualcosa o la scadenza del latte è troppo vicina, rischio la Corte Marziale e il congedo con disonore.
Paola richiama la mia attenzione e mette il viva voce, la voce di THE QUEEN: “Gussy, sei stato proprio bravo, avevo ragione quando ti ho detto che ti avevo giudicato male”.
L’emozione mi coglie d’improvviso e nella mia testa echeggia: «Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del Nord, generale delle legioni Felix”.
Racconto breve di Gustavo Capella

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