L’azienda friulana, leader per pergole e tende da sole di design, insieme a un gruppo di studiosi
dell’Università Iulm di Milano e Università di Modena e Reggio Emilia rende disponibili i risultati della ricerca, che offre spunti e potenziali applicazioni in diversi settori: dalla psicologia al design, dal marketing alla medicina
Il nuovo studio neuro-scientifico è stato realizzato incrociando 40 dei più recenti studi internazionali sugli effetti del colore nella vita dell’uomo
Edi Orioli (vicepresidente di Pratic): “Si tratta di conoscenze importanti per chi, come Pratic, sulla luce e sul benessere concentra da anni il suo impegno. Idee che aiuteranno tutti coloro
che, come noi, creano ogni giorno spazi di autentico comfort e bellezza”
Il rosso aiuta a primeggiare nella competizione, il blu e il verde servono nel ragionamento e nel problem solving, il giallo è molto utile per trarre energia e attenzione, il marrone indica serietà e affidabilità, il nero è assolutamente imbattibile nel campo dell’eleganza e della seduzione.
Può sembrare difficile da credere, ma nelle tante situazioni e sfide che ognuno di noi deve affrontare nella vita di ogni giorno, il colore può giocare un ruolo importante, favorendo o contrastando l’esito sperato. Usato correttamente, il colore può migliorare la nostra esistenza, aiutarci e centrare i nostri obiettivi, renderci insomma più felici.
È quanto emerge da Lively Colours, un’innovativa ricerca neuro-scientifica sull’impatto del colore nella vita quotidiana, sul design, sui processi neuro-cognitivi, realizzata grazie a una proficua collaborazione tra mondo accademico e imprenditoria. Dopo il successo ottenuto nel 2018 con Healthy Lighting, lo studio neuro-scientifico sugli effetti della luce sugli stili di vita, l’azienda friulana Pratic presenta ora i risultati di un’originale ricerca sull’impatto del colore sull’essere umano.
“Quando abbiamo avviato questo progetto di ricerca non potevamo prevedere che avremmo ripercorso, in piccolo, la storia stessa del rapporto tra uomo e colori – spiega il vicepresidente di Pratic Spa, Edi Orioli –. Oggi sappiamo come i colori e la luce colorata influenzino l’essere umano, in modi a volte inconsapevoli o scarsamente coscienti. Si tratta di conoscenze importanti per chi, come Pratic, sulla luce e sul benessere concentra da anni il suo impegno. Idee che aiuteranno tutti coloro che, come noi, creano ogni giorno spazi di autentico comfort e bellezza”.
La ricercaLively Colours raccoglie 40 dei più recenti studi internazionali in materia applicandoli a temi che toccano l’interesse di tutta la società. Proprio per questo del team di studiosi coinvolti nel progetto hanno fatto parte docenti con competenze diverse e complementari: per l’Università Iulm di Milano il semiologo Stefano Calabrese, per l’Università di Modena e Reggio Emilia il narratologo Claudio Dolci, e l’estetologa Denitza Nedkova.
Uno studio che fa emergere risultati sorprendenti e fa riflettere su un aspetto – la percezione del colore – che a prima vista appare immediato, ma che è il frutto di un processo estremamente complesso e assimilato nel corso di millenni dal cervello umano. Quali sono gli effetti psico-fisiologici del colore sul nostro corpo? Da dove nasce l’associazione cromatica di genere uomo-blu e donna-rosa? È vero che siamo in grado di distinguere solo le sfumature di colore definite da un apposito termine nella nostra lingua? Come cambia la nostra percezione dello spazio al variare di diversi accostamenti cromatici? In che modo – in ultima analisi – i colori possono incidere sulla nostra vita, sul nostro umore, sulla nostra capacità di essere performanti, sulla nostra soglia di attenzione, perfino sulle nostre preferenze di acquisto? Sono alcune delle domande a cui ha cercato di dare risposta questo percorso di ricerca, facendo emergere un quadro estremamente composito e tuttora in evoluzione, ma con alcune evidenze di grande interesse per un’ampia varietà di applicazioni: dalla psicologia al marketing, dal design alla medicina.
Nella realtà produttiva di Pratic il “mondo a colori” ha trovato immediata applicazione con l’inaugurazione di un avveniristico impianto di verniciatura ecosostenibile da 3 milioni di euro in grado di produrre 30 colorazioni di altissima qualità che vanno ad affiancarsi alle 8 precedenti. Si tratta di colorazioni scelte dopo uno studio realizzato in collaborazione con architetti e designer, che hanno indicato nuance rassicuranti che replicano i colori naturali della terra.
La ricerca
Lively Colours
Il colore è la prima cosa che colpisce il nostro sistema visivo, prima della forma e del movimento: i colori caldi e chiari accelerano il battito cardiaco e la respirazione, favorendo il movimento, i colori scuri e freddi provocano l’effetto contrario
In natura esistono milioni di colori e altrettanti sono quelli che il nostro occhio riesce a vedere. Una quantità impressionante, se si considera che riusciamo a percepire solo la luce compresa in una modesta porzione dell’intero spettro elettromagnetico (tra i 400 e 700 nanometri). Ma come funziona il meccanismo che regola la percezione del colore? La luce viene catturata e suddivisa grazie a tre differenti tipologie di cellule denominate coni, capaci di percepire le onde del blu (430 nm), del verde (530 nm) e del rosso (560 nm), ed è successivamente elaborata da strutture cerebrali specializzate quali il Nucleo Genicolato Laterale. Le tre componenti di una scena visiva – colore, forma, movimento – vengono analizzate da differenti aree specializzate ma non simultaneamente: vediamo prima i colori, poi le forme, infine i movimenti e le posizioni. Ecco perché i colori hanno una notevole importanza, non solo da un punto di vista scientifico, ma anche per tutte le applicazioni che ne derivano. Oggi sappiamo ad esempio come nell’essere umano i colori caldi e chiari accrescano la tensione muscolare, accelerino il battito cardiaco e la respirazione favorendo il movimento, mentre i colori scuri e freddi provocano l’effetto contrario. Allo stesso modo delle semplici variazioni degli equilibri cromatici possono cambiare completamente la percezione dello spazio che abbiamo intorno a noi, tanto all’interno quanto all’esterno.
Evoluzione e colore: questione di “gender”?
Secondo le teorie evoluzioniste l’associazione tra genere e colore risalirebbe al ruolo sociale svolto da uomini e donne nel mondo preistorico, con i primi più impegnati in attività venatorie in ambienti forestali (verde) o marini (blu) e le seconde “specializzate” nella ricerca di frutti maturi, spesso gialli e rossi
Perché la nostra cultura associa determinati colori al genere? È il risultato di un processo evolutivo legato maggiormente a fattori culturali o biologici? Sono numerosi gli studi che cercano di indagare la relazione tra colore e gender. Secondo Hurlbert e Ling, ad esempio, le maggiori abilità visivo-spaziali della donna, nonché la sua spiccata attenzione per i dettagli, sarebbero dovute alla struttura imposta dalla società preistorica, dove l’uomo era cacciatore e la donna raccoglitrice. Una segmentazione sociale che avrebbe suggerito, nel secondo caso, una preferenza per la gamma di colori rosso-porpora, utile per individuare frutti maturi tra il fogliame, e blu-verde per l’uomo, più portato ad attività venatorie in ambienti forestali (verde) e marini (blu). Sempre in accordo con tale teoria, esisterebbe poi un’associazione tra il colore rosso e il ruolo di caregiver svolto dalla donna, la cui maggiore capacità di entrare in empatia con gli stati emotivi altrui sarebbe connessa all’afflusso sanguigno verso il volto, quale primo segnale di un cambiamento interiore.
Il concetto di “Period Eye” e la genesi dei colori
In base alla teoria del “Period Eye” l’occhio umano è in grado di vedere solo i colori con cui ha potuto familiarizzare. Ecco perché un membro di una tribù della savana australiana è in grado di riconoscere tonalità di verde indistinguibili all’occhio di un europeo, ma al tempo stesso è “cieco” al colore blu, non presente nel suo habitat
Se oggi si può disporre di schermi a led capaci di ricreare 16 milioni di colori, c’è stata un’epoca nella quale l’essere umano (in un’epoca databile tra il 36.000 e 32.000 a.C.), era capace di esprimere concetti complessi, come la vita, la morte e lo scorrere del tempo, attraverso tre soli colori: il bianco, il nero e il rosso. Tre tonalità in sintonia con le ricerche di Berlin e Kay, che dimostrano come il nominare e il riprodurre un colore siano stati strettamente collegati e allo stesso tempo interdipendenti rispetto al contesto.
Una correlazione cui si è dato il nome di Period-Eye, coniato dallo storico dell’arte Michael Baxendal, che indica come la capacità di discriminare i colori, l’attenzione ad essi e l’arte stessa, con la conseguente riproduzione dell’esteriorità e dell’interiorità del mondo umano, siano congenite e allo stesso tempo “attivate” dall’ambiente nel quale si è immersi.
Tra i tanti settori in cui può essere applicata questa teoria c’è naturalmente anche quello dell’arte. Il neuro-storico dell’arte John Onians spiega ad esempio la pittura “tonale” di Tiziano e quella “lineare” di Michelangelo come un duplice prodotto: da una parte frutto dell’esperienza personale e inconscia di ogni artista e, dall’altra, una conseguente assimilazione, in questo caso conscia, delle caratteristiche del contesto nel quale questi due maestri furono immersi (l’acqua lagunare nel caso di Tiziano, la petrosità del bugnato fiorentino in quello di Michelangelo).
Colore e psicologia
Il colore ha un impatto notevole sulla mente umana, generando piacere, soddisfazione, calore, benessere. Non solo, ciascun colore può essere collegato a una particolare caratteristica: il blu a competenza e intelligenza, il nero a potere e competenza, il bianco a sincerità e purezza
Qual è l’effetto dei colori sulla mente umana? Analizzando 15.621 dati raccolti attraverso 166 ricerche, compiute nell’arco di 30 anni, emerge in modo incontrovertibile come i colori caldi producano un maggiore arousal (sensazione di piacere e eccitamento) rispetto a quelli freddi, in grado a loro volta di generare un maggiore senso di autosoddisfazione. Associazioni cromatiche che vivono grazie al modello della memoria semantica e costruiscono dei legami profondi tra colore ed emozione, per lo più condivisi soprattutto tra culture simili.
Grazie agli studi di marketing oggi sappiamo che a livello psicologico ciascun colore può essere collegato a una particolare caratteristica o attitudine: la tonalità del bianco è associata a sincerità, purezza, pulizia e pace, quella del giallo ad attenzione, ottimismo, estroversione e felicità, il rosa a calore, femminilità, eleganza e morbidezza, il blu a competenza, comunicazione e intelligenza, il marrone a serietà e affidabilità, il nero a potere ed eleganza, il viola al lusso e alla qualità.
Sembrerà assurdo, ma in certi casi una gradazione di luce o di colore può contribuire persino a salvare una vita. È il risultato di un test con il quale si cercava di indagare se i colori hanno un ruolo rispetto alle sindromi suicide: tra il 2000 e il 2010 in Giappone si è scelto di installare luci a led nella tonalità del blu in 71 luoghi, tra stazioni e incroci, per dissuadere le persone a compiere gesti avventati e soprattutto a suicidarsi. Ebbene, ad oggi i dati raccolti mostrano come nel confronto tra le 11 stazioni provviste di queste luci LED e le 60 sprovviste delle stesse luci, il numero di suicidi nelle prima si sia ridotto di addirittura l’84% (Matsubayashi et al. 2013).
Brand e colore
Non solo colore: ciò che colpisce di un marchio o di un brand è anche saturazione e luminosità, capaci rispettivamente di produrre sensazioni di piacere e di attivare un processo di quiescenza
Altri studi hanno analizzato le risposte di 450 soggetti circa la percezione di 100 marchi selezionati dalla classifica “Top Brand Report” del 2009, dimostrando come la quasi totalità dei trademark contenesse i tre colori blu, rosso e nero, in grado di attivare effetti diversi: rispettivamente il rosso (eccitamento), il blu (competenza), il nero (sofisticatezza), anche se il trademark sembra ottenere un gradimento apicale quando si ricorre all’uso del nero o del blu. E in gioco non ci sono solo le singole tonalità, ma anche la saturazione e la luminosità: la prima capace di produrre un effetto positivo sull’arousal, la seconda di attivare un processo di quiescenza. A risultare onnipresente è sempre e comunque il bianco, che con la sua luminosità e purezza invade gli spazi outdoor e indoor.
All’ombra di una pergola
L’interazione tra colori fondali e colori frontali può cambiare completamente la percezione dello spazio: in un contesto in cui le pareti sono dipinte con colori fondali abbiamo la sensazione di un ambiente più spazioso rispetto alle sue dimensioni reali, mentre i colori frontali, caldi e luminosi, attivano una sensazione di avvicinamento e stimolazione
La scelta dei colori può essere determinante anche rispetto agli ambienti indoor e outdoor. Insieme con tutte le considerazioni fatte finora, qui entrano in gioco anche i concetti di colori fondali (tonalità spente e scure, ideali per mimetizzarsi) e colori frontali (accesi e contrastanti, fanno risaltare gli elementi). Se per esempio ci troviamo all’interno di uno spazio le cui pareti sono dipinte con colori fondali abbiamo la sensazione di un ambiente più spazioso rispetto alle sue dimensioni reali, mentre i colori frontali, caldi e luminosi, attivano una sensazione di avvicinamento e stimolazione. Ne consegue che la scelta dei colori da utilizzare per decorare un edificio o una struttura devono essere legati al contesto, alla destinazione d’uso (ad esempio, relax o lavoro) e all’obiettivo di creare un equilibrio e di comfort cromatico. Ad esempio, una stanza con pareti e pavimento grigi, ma ammobiliata con tavoli e sedie dai colori accesi, quindi ad alta saturazione, attenua l’affaticamento visivo e migliora il ritmo spaziale creando un senso di ordine e marcata armonia. Le ricerche suggeriscono infatti come un’ambientazione acromatica o addirittura monocromatica tenda a indurre nei soggetti uno sforzo visivo maggiore rispetto a un ambiente policromo, senza considerare il fatto che una tinta unica è in grado di imprimere persino una certa oppressione psicologica. Valutazioni che riguardano anche gli equilibri cromatici tra interni ed esterni. Ad esempio, dipingere di verde un pergolato annesso a una casa immersa nel grigiore della città ne favorisce il distacco, creando una discontinuità percettiva tra le due strutture cromatiche. Diventa quindi importante aumentare il livello di comfort dello spazio visivo mediante l’uso oculato del colore e delle combinazioni cromatiche per implementare la qualità dell’informazione e la capacità di orientamento spaziale.
Colore e percezione dello spazio e dell’architettura
Il modo in cui valutiamo le forme architettoniche è notevolmente influenzato dai colori e dall’illuminazione: la luce LED, in particolare, è in grado di amplificare il senso di immersività dell’esperienza architettonica
Il colore ha una grossa influenza sull’identità delle forme architettoniche, soprattutto perché, quando si tratta di edifici, ognuno di noi assegna inconsciamente a ciascun colore una determinata funzione (esempi classici sono il bianco dell’ospedale o il rosso dei vigili del fuoco). La mancanza di colore può indurre ad esempio a un fraintendimento rispetto alla destinazione d’uso di un edificio o anche a sottostimarne le dimensioni.
Tali effetti oggi sono moltiplicati dal fatto che i colori possono essere influenzati e riprodotti anche mediante l’illuminazione artificiale, soprattutto con il passaggio dalle lampadine a incandescenza alla luce LED. Quest’ultima, infatti, stimola maggiormente il fotorecettore mRGCs (e la melanopsina), sensibile alla luce di lunghezza d’onda corta e capace di amplificare il senso di immersività dell’esperienza architettonica. Da tale punto di vista, e tenendo conto dell’azione sul rilascio della melatonina prodotto dalla luce LED, occorre progettare uno spazio funzionale all’esperienza percettiva che si vuole attivare nel soggetto, nella consapevolezza che l’immersività esperienziale si ottiene con il LED, mentre l’illuminazione a incandescenza genera un maggiore distacco tra percipiente e percepito.
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